smartworking ai tempi del coronavirus

Einstein diceva: ”La misura dell’intelligenza è data dalla capacità di cambiare quando è necessario” e, mai come ora, in piena pandemia tale frase mi sembra più appropriata.

La nostra vita cerca di andare avanti adattando tutte le nostre attività ad un’emergenza sanitaria di dimensioni globali che ci ha colti totalmente alla sprovvista e che ci lascerà nel delirio totale.

Cambiano le abitudini, cambiano le modalità della conduzione della nostra quotidianità, cambia il nostro lavoro.

Non generalizzando, lo so, perché molte categorie non ne possono usufruire ma, da quasi un mese ormai, si parla, per i dipendenti di aziende, sempre più spesso di smart working, a significare una tipologia di lavoro intelligente o se preferite agile.

E ora vi racconto il mio lavoro agile, da casa, da quasi un mese con un 4enne recluso a saltellare qua e là.

Il termine agile in questo caso sta nella super bravura ad incastrare i tempi miei, dettati e scanditi da call conference continue e quelli del super-nano che chiama mamma un attimo si e l’altro anche.

Agile sta anche nella capacità di riuscire a fare più cose contemporaneamente, come ad esempio con la mano destra cercare di sistemare/finire una presentazione in tempo utile e con la sinistra costruire una torretta di blocchi magnetici.

Agile può stare poi nella estrema abilità di immagazzinare dati (altrimenti detto studiare) con in sottofondo la filmografia di Spiderman e nel ripetere a voce alta/altissima che neanche Pavarotti.

Il fatto è che con un bimbo a casa, in una situazione come questa, senza poter uscire e ricercare attività alternative, bisogna fare di necessità virtù e diventare Smart moms per poter gestire uno Smart working e tutte noi Smart moms ci ritroviamo indaffaratissime per tentare di applicare al meglio quella che è la vera essenza di questo lavoro intelligente e cioè, per la definizione dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, “una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati”.

Per essere più obiettivi, proiettiamoci in un momento storico differente, basta riavvolgere la pellicola di qualche mese e, come per magia, ecco che con pargolo all’asilo e mente totalmente sgombra e lucida, la Smart mom coglie l’essenza del concetto di flessibilità e autonomia e, soprattutto, di quella accountability che è alla base di un rapporto lavorativo trasparente.

A mio parere, lo Smart working è la perfetta evoluzione del concetto di lavoro standard, è un ripensamento intelligente di un modus operandi ormai superato, ma deve essere calato in un ambiente già predisposto soprattutto a livello organizzativo.  Credete che le nostre aziende fossero pronte ad un cambiamento obbligato così repentino?

Non proprio prontissime, ma si stanno adeguando e tutte noi stiamo imparando a diventare smart workers e smart moms per necessità e, se vogliamo, anche per virtù.

Della serie ‘impara l’arte e mettila da parte’.

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