“Ai tempi miei ad esempio di pannolozzo non si parlava ma di ciripà, lavabile, comodo e morbido. Poi, il progresso ed ecco la nuova concezione di pulizia usa e getta. Erano gli anni 80, ma il pannolino inteso come lo conosciamo oggi era già vivo e vegeto dal 1946, quando la Sig.ra Marion Donovan cucì un po’ di stoffa ricoprendola con ritagli di tenda plastificata per doccia. Il tocco vintage fece gola alla maggior parte delle aziende dell’epoca e attorno al 1980 avvenne il lancio del pannolino moderno con l’introduzione della tecnologia SAP (polimero super assorbente… wow) ancora presente oggi in ogni marca.
E come sono fatti i moderni pannolini? Risultato di un intenso lavoro ingegneristico, sono costruiti con 3 strati: il primo, quello più delicato, a contatto con la pelle del bimbo, capace di mantenere l’asciutto; il secondo, esterno, quello con i disegni e il terzo, l’interno con il famoso brevetto SAP, solitamente poliacrilato di Sodio, assorbentissimo.
Ma ve la ricordate la polemica più o meno recente sulla presunta tossicità di alcuni pannolini? Beh, ho cercato di leggere il più possibile sull’argomento e penso che se parliamo di brand più o meno conosciuti c’è da stare tranquilli, anche se in realtà a tutti gli effetti parliamo di un prodotto che viene a contatto con la cute di un bimbo e non mi risulta che nessun produttore specifichi i componenti dei pannolini.
E poi ci sono anche i lavabili, in tessuto. E poi volendo quelli super biologici a costi per niente concorrenziali e poi quelli che si trovano al supermercato, con il brand del supermercato, che funzionano benissimo… si poi c’è da venir matte a stare dietro a tutto.. e pensare che si parla di cacca e pipì, anche se di cacca e pipì degli angeli”.