Ultimamente ho letto Follia di Patrick McGrath, un romanzo indimenticabile e dalla potenza davvero inaudita. Se siete alla ricerca di pagine forti, focose, appassionanti, vi consiglio di leggerlo assolutamente, soprattutto se siete interessati alla psicologia umana. Follia racconta, tramite la voce di uno psichiatra, l’amore sfrenato tra Stella Raphael e un paziente di un manicomio recluso per uxoricidio. Il romanzo presta tanta attenzione all’analisi della mente umana e al suo funzionamento, come strascico degli studi psicoanalitici di McGrath stesso. Ma è fantastico perché sposa anche l’irrazionalità e le passioni più macabre degli esseri umani, fino al punto di diventare ossessivo, e semplicemente meraviglioso. Un noir davvero unico nel suo genere.
Quando la razionalità va alla deriva: il turbinio emotivo e passionale
Parliamo di un manicomio londinese in cui lavora la stessa voce narrante di queste pagine, uno psichiatra che ci spiega il caso clinico di Stella, moglie del vicedirettore del manicomio stesso. Questo è un romanzo “di testimonianza”, che ci invita a leggere, a scorrere le pagine senza “giudicare” le follie altrui. Eppure, man mano che la storia evolve, e che si instaura un rapporto sempre più intenso e sfrenato tra Stella ed Edgar Stark, il “pazzo” di queste pagine, scopriamo ben altro. Prima di tutto, Edgar non è l’unico pazzo. Infatti, non basta essere rinchiusi in un manicomio per farsi trascinare dalla follia morbosa, che tra l’altro avvolge Edgar in “minima parte”. Non a caso, è un uomo estremamente “lucido nella sua pazzia”, brillante e geniale. Al contrario, è Stella a perdere le staffe per un amore travolgente, fino a mandare all’aria il suo matrimonio, divorata da una seduzione a cui non sa rinunciare. In questo modo, la voce narrante, piano piano, scansa ogni equivoco interagendo con le sensibilità dei personaggi stessi, quasi “difendendoli e prendendo le loro parti”. Perché la psicoanalisi non può essere separata dall’irrazionalità, ingrediente che va a scatenare giochi di seduzione da cui Stella non si può più tirare indietro.
La dipendenza affettiva e l’idealizzazione della persona
Per me è stato interessantissimo anche il modo in cui Stella si approccia con Edgar, sempre accondiscendente e conciliatoria. Se infatti, Stella è abituata a una vita sicura, monotona e priva di colore, Edgar le offre una vita burrascosa, un’esistenza alternativa. Stella si illude di poter salvare Edgar, di assecondarlo, di salvarlo dalla sua patologia, ma non sa che è affogata dalla sua imprevedibile tossicità. In questo modo, le sue certezze crollano man mano che la storia procede. Nessuno è escluso. Alla fine scopriamo che l’approccio analitico non ha alcun potere di fronte la “follia”, una follia che si nasconde dietro ognuno di noi, dietro il velo di Maia di ogni persona. La genesi di questo romanzo, a mio parere, merita davvero tanto per la narrazione attenta a tuffarsi in ogni meandro dell’irrazionalità. Infatti, la narrazione trabocca di sfumature emotive anche da parte del narratore che, segretamente innamorato di Stella, e amico di suo marito, incarna il desiderio di scavare sempre più a fondo, di risolvere il “caso clinico”. L’amore platonico da parte del narratore è talmente travolgente che alla fine lui stesso si abbandona alla drammaticità dei fatti raccontati, quasi sconfitto dal suo stesso incarico che lo travolge come in un vortice.
Si può andare alla ricerca della sobrietà e della razionalità nella follia? Follia ci prova, ma ci insegna anche la potenza della passione, tassello imprescindibile della pasta di cui siamo fatti, che può salvare la nostra esistenza… o comprometterla. Vi suggerisco di cuore la lettura di questo romanzo. Io l’ho divorato in una sola notte, letteralmente incapace di lasciarlo andare. Se vi è piaciuto questo articolo e siete alla ricerca di altre letture, leggetemi e approfondite anche su Libri e lettura!