Per me Natale non è Natale senza Dickens e il suo Scrooge. Perché? Ripassiamo insieme la storia e poi ve lo spiego.
La Storia
Ebezener Scrooge è un anziano finanziere inglese che ha consacrato la sua esistenza al risparmio e alla solitudine, creandosi una corazza dal mondo circostante.
Scrooge ha sempre lasciato che l’avarizia governasse la sua vita, trascorrendo la maggior parte del tempo chino sulla scrivania a contare i soldi avvolto in una sottile giacca di raso.
Alla vigilia di Natale, l’anziano e burbero finanziere riceve una visita inaspettata: lo spirito del suo ex socio, Marley, il quale lo mette in guardia dal suo comportamento, così freddo e distaccato dal mondo, che potrebbe condurlo alla dannazione. Per godere, dunque, di gioia eterna una volta passato a miglior vita, Scrooge dovrebbe operarsi per fare del bene.
Nonostante l’avvertimento, l’anziano ignora tali parole. La notte della Vigilia di Natale, tuttavia, alla sua porta si presentano tre spiriti: il fantasma del Natale Passato, del Natale Presente e di quello Futuro.
È con le voci di questi spiriti che Ebezener Scrooge esplora e scopre la sua umanità, quella di un individuo infelice e solo, drammaticamente e volontariamente isolato dal resto del mondo, dagli affetti e da ogni tipo di calore.
Bisogna considerare il fatto che a dodici anni, il padre di Charles Dickens si trovava in carcere e lui si è ritrovato ad dover accudire i cinque fratelli da solo. In condizioni del genere, la propria visione delle festività, che sia Natale o anche un semplice compleanno, è molto complessa e talvolta può scatenare sentimenti contraddittori. La solitudine viene vissuta con una forza maggiore, così come l’assenza della componente familiare dei genitori. Il primo fantasma, infatti, riporta Scrooge alla sua infanzia, a quando da bambino era stato allontanato dal padre a causa della dolorosa morte di sua madre; un momento molto difficile, in cui tuttavia Ebezener amava ancora il Natale, reso gioioso dall’amore della sorellina Fanny. Saranno poi gli anni successivi a indurire l’animo di Scrooge, a renderlo l’uomo ostile e solitario che è oggi, chiariti dagli eventi del fantasma del Natale Presente. Questo spirito gli mostrerà le condizioni in cui versano i suoi dipendenti: felici con le loro famiglie, ma drammaticamente poveri, malati e bisognosi di aiuto.
L’ultima apparizione, quella dello spirito del Natale Futuro, condurrà Scrooge alla sua tomba: nessuno sentirà la sua mancanza, anzi alcuni proveranno sollievo dalla sua morte.
Ed è così che il gelido Ebezener scioglie il suo cuore di pietra, riuscendo a capovolgere la sua visione della vita e del mondo, e si concede al calore, alla gioia e agli affetti.
Il Natale di Dickens è un’occasione per grandi cambiamenti: solo grazie alla magia di questa festività lo scontroso Scrooge riesce a cambiare. La sua storia ci consente di esplorare la Londra del 1800, entrando nel vivo della sua società fatta di povertà e di ricchezza agli estremi opposti, non così lontano dalla nostra contemporaneità. La bellezza dell’epifania di Scrooge riempie il cuore di speranza, e ci sprona, ancora oggi, a credere nella possibilità di poter rimediare e fare sempre di meglio.
Perché mi piace Canto di Natale?
- Dickens è sempre attuale e questa storia è ambientata in una società fatta grande povertà e grande ricchezza, non somiglia molto alla nostra?
- Perché è un inno alla speranza. Cambiare è sempre possibile. Sempre
- Perché respiri il Natale pagina dopo pagina.
E io amo il Natale.